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Teatro dell’Opera, gestione bocciata e criticità sui conti

Marco Battistini
Marzo 18, 2025

La Corte dei Conti boccia la gestione del Teatro dell’Opera di Roma, che continua a essere un ente finanziariamente fragile, caratterizzato da un’elevata esposizione debitoria, una gestione poco efficiente delle risorse e una totale dipendenza dai contributi statali. Senza una riforma incisiva della governance e una revisione del modello economico, il rischio di peggioramento è più che concreto. Il debito complessivo, che supera i 40 milioni di euro. Di questa cifra, oltre 20 milioni sono dovuti al Ministero dell’Economia e delle Finanze per un finanziamento ricevuto nel 2015. Sebbene nel 2021 sia stato registrato un lieve decremento del 5,3%, questa riduzione è marginale e non incide sulla struttura economica dell’ente. Si registra inoltre la fragilità patrimoniale della Fondazione: il suo patrimonio netto, pur in leggero aumento del 3%, rimane inferiore di 9,9 milioni di euro rispetto al valore degli immobili in comodato d’uso dal Comune di Roma, segnalando una situazione di precarietà che potrebbe aggravarsi nei prossimi anni in assenza di misure correttive. La tendenza a evitare bandi di gara e a procedere con affidamenti diretti evidenzia una gestione poco efficiente delle risorse e pone interrogativi sulla trasparenza dell’ente.

COSTI ESOSI

Il costo del personale rappresenta un ulteriore problema strutturale. Attualmente, esso assorbe il 65% delle spese totali, una percentuale elevata che grava pesantemente sui conti dell’ente. Nonostante una parziale riduzione delle spese per il personale a tempo determinato, il costo complessivo resta eccessivo rispetto alle capacità di autofinanziamento della Fondazione. A questo si aggiunge un debito fiscale di 10 milioni di euro, accumulato a seguito del mancato versamento delle ritenute IRPEF tra il 2015 e il 2016. Preoccupante appare la forte riduzione delle disponibilità liquide, che sono diminuite drasticamente del 35%, passando da 3,99 milioni di euro nel 2022 a soli 2,59 milioni nel 2023. Questa situazione rappresenta una chiara minaccia alla capacità immediata della Fondazione di far fronte agli impegni finanziari quotidiani, creando potenziali difficoltà di cassa nel breve termine. Un altro elemento che rafforza la percezione negativa della situazione finanziaria è il marcato calo dei crediti, ridotti di 5,9 milioni di euro rispetto all’anno precedente, pari a una contrazione del 46,8%. Questa situazione lascia intuire possibili difficoltà nella riscossione di entrate future, rischiando di accentuare ulteriormente le tensioni finanziarie già presenti.

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