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Gabriel Feroleto strappato alla vita dai genitori

Martina Arduini
Ottobre 19, 2021

Una ricostruzione che fa accapponare la pelle, molto dettagliata e degna di uno sceneggiatore horror, quella ricostruita dagli inquirenti nelle pagine presentate in Corte D’Assise a Cassino per motivare la condanna all’ergastolo di Nicola Feroleto. Nicola e la moglie Donatella di Bona hanno ucciso il figlio Gabriel, di soli due anni e mezzo. 

Nicola Feroleto
Donatella Di Bona

Il 17 aprile 2019, in località Volla a Piedimonte San Germano (FR) Donatella di Bona, di 29 anni, raggiunge in tarda mattinata l’ormai ex amante nonché padre di suo figlio, Nicola Feroleto di 48, per consumare come di consueto un rapporto sessuale, sotto gli occhi del figlio Gabriel. Tra i due non c’è mai stata una relazione, ma soltanto dei rapporti occasionali, da dove è nato Gabriel.

Lui quella mattina piangeva e faceva capricci così Nicola, preso dall’ira, ha intimato alla donna di fare qualcosa. 
Lei, fredda e senza scrupoli, lo ha soffocato con le sue stesse mani
Lui, inarrestabile e spietato, lo ha gettato tra i rovi esanime.

La Di Bona, intorno alle 13:00 ha preso Gabriel fra le braccia e si è incamminata verso casa. Lungo il tragitto, alla vista di alcuni conoscenti ha affermato che un pirata della strada aveva investito il piccolo, ma la scusa non ha retto molto. Donatella ha confessato l’assassinio alla madre con la richiesta di non far uscire il nome di Nicola perchè minacciata.
Dopo l’omicidio il padre si sarebbe allontanato, chiedendo alla nuova compagna di fornirgli un alibi.
Gli inquirenti giunti immediatamente sul posto, non hanno creduto al racconto fuorviante della donna; Di Bona, incalzata dagli uomini del colonnello Fabio Cagnazzo, ha confessato poco dopo l’omicidio.

Feroleto, forte del suo alibi, è stato smascherato dalla compagna; queste le sue parole agli inquirenti: “Quel giorno lui era qua, ma solo dalle 15:30 in poi. Non alle 14:00 come ha detto lui. La prima volta l’ho chiamato, era mezzogiorno e un quarto e lui mi ha detto che stava a Cassino. L’ho richiamato e non mi ha risposto. Poi l’ho richiamato di nuovo e mi ha risposto e ha detto che stava venendo. Nicola è arrivato alle 15:30 e ha subito mangiato, senza dire una parola. Lui mi ha chiesto di confermare il suo alibi, ma io non l’ho fatto, ho detto la verità. Per lui provo odio, mi fai schifo”.

Novembre 2020: Donatella di Bona viene condannata in primo grado a trent’anni di reclusione, giudicata capace di intendere e volere (la difesa aveva chiesto l’assoluzione dell’assistita perché incapace di intendere e volere al momento dell’omicidio e, in subordine, la modifica del capo d’imputazione da omicidio volontario a colposo). Nicola Feroleto, in rito ordinario, viene condannato all’ergastolo davanti la Corte d’Assise di Tribunale di Cassino con la grave accusa di non aver impedito alla compagna Donatella Di Bona l’omicidio del figlio. La pm Valentina Maisto, ha ricostruito gli ultimi istanti della vita del piccolo Gabriel chiarendo che, in base alle risultanze investigative, il piccolo viveva con la madre e la nonna e sarebbe stato un bambino non voluto da nessuno, costantemente maltrattato, picchiato dal padre del quale aveva terrore.

Nelle pagine lette dagli inquirenti durante l’udienza contro Feroleto, si evince come fu proprio il padre ad esser disturbato dalle lamentele del figlio mentre discuteva con la Di Bona che non voleva avere un rapporto sessuale. 
I due, come raccontato dalla Di Bona, consumavano rapporti sessuali all’aperto, anche in presenza del figlio. Quel giorno però Gabriel ha iniziato a fare i capricci e Il padre avrebbe quindi dato un pugno sulla testa al piccolo e due schiaffi. “Fallo stare zitto”, avrebbe intimato alla donna. Così lei lo ha soffocato:  “ Il bambino piangeva, io non stavo capendo niente di quello che succedeva e gli ho messo una mano sulla bocca, talmente tanto forte che non riuscivo a capire che succedeva, dopodiché ho visto che non si muoveva più”, ha raccontato davanti la Corte d’Assise.

Una storia che si porta dietro episodi di violenza pregressa; la madre di Donatella ha infatti riferito agli inquirenti che l’imputato spesso minacciava la figlia: “Tu devi fare come dico io, se non fai come dico io non ci metto niente ad atterrarti sotto terra a te e il bambino”. 
Di Bona ha anche precisato che diverse volte il piccolo sarebbe stato picchiato dal padre: “Delle volte con delle scarpe al muro e dei cazzotti, queste cose qua”. Un figlio che non ha potuto difendersi da due genitori che avrebbero soltanto dovuto proteggerlo.

Per i giudici Feroleto, dunque, “non solo non ha impedito in alcun modo il soffocamento, ma anche compiuta una volta questa condotta da parte della madre, ha gettato il piccolo corpo, che in quel momento era in fin di vita, tra i rovi e, successivamente, si è intrattenuto con la donna per circa venti minuti a discutere sulla versione che questa avrebbe dovuto fornire del fatto, per assicurarsi, anche dietro minaccia, di non essere coinvolto, ed infine si è allontanato a bordo della propria autovettura disinteressandosi completamente delle sorti del figlio. Tutto ciò quando ancora sarebbe stato possibile attivare un soccorso idoneo ad impedire la morte del piccolo”.

Per la Corte d’Assise, il motivo del delitto, “certamente banale ed abnorme, rivela uno spiccato istinto criminale” del 49enne, “un’assoluta assenza dei più elementari e naturali istinti e sentimenti di compassione  e di pietà e l’assoluta indifferenza rispetto alle responsabilità paterne”. 

Le scarpe del piccolo Gabriel rinvenute dagli investigatori

Ottobre 2021: Ridotta a 24 anni di reclusione la pena a Feroleto. La prima Corte d’Assise di Appello di Roma, in seguito alla proposta dell’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, ha annullato l’ergastolo ed ha accolto la proposta di concordato avanzata dalla difesa con il consenso della Procura Generale e della Procura della Repubblica di Cassino, concedendo all’imputato la riduzione della pena. Nelle motivazioni dell’avvocato Cupo, l’uomo sarebbe rimasto indifferente alla lotta del piccolo che cercava di divincolarsi dalla madre, accanto a lui. Le parole di Feroleto davanti ai giudici: “Mi rimprovero di non aver fatto quanto necessario per salvare la vita di Gabriel, è un rimorso che mi porterò dietro per tutta la vita”. Confermata l’ipotesi accusatoria secondo cui la Di Bona è stata l’esecutrice materiale dell’omicidio.

L’udienza d’appello per la madre Donatella Di Bona già condannata con rito abbreviato a trent’anni, non è stata ancora fissata.

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