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Sinner, un quasi titolo contro il robot Nole: cosa cambia per l’altoatesino dopo le Finals 2023

Roberto Mercaldo
Novembre 20, 2023
Jannik Sinner (Foto: Ansa)

Il titolo non è arrivato. Il torneo che si chiamava dei maestri e che ora con una meno romantica accezione viene ribattezzato semplicemente Finals è  andato per la settima volta a Novak Djokovic, il tennista più vincente della storia. Jannik Sinner, il ragazzo prodigio del tennis azzurro, si è fermato lì, a un passo dal sogno. Il PalaAlpitour era pronto a celebrarne l’impresa. Davanti ai teleschermi 3 milioni di italiani, come non accadeva dai tempi di Panatta, anzi cifre alla mano come mai è accaduto, perché nemmeno la Davis accendeva d’entusiasmo un così elevato numero di telespettatori. 

Le premesse erano quelle giuste, ma c’era un ma… Il ma era un serbo 36enne, mai stanco di vincere, mai appagato dai record e soprattutto mai battuto due volte in tre giorni da alcun avversario. Jannik faccia pulita non ha guardato alle statistiche, non ha fatto calcoli, quando contro Rune avrebbe potuto perdere ed eliminare il nemico pubblico numero uno. Ha giocato per sé, per il pubblico e per un sogno di vittoria che non contemplasse macchia, né paura.   

E alla domenica, quando l’antagonista ricco di gloria e alimentato da sete di vendetta gli si è parato davanti, ha scoperto presto di essere un po’ in riserva di energie.

Mostruoso il Djokovic del primo set: sembrava un ibrido tra Sampras e Borg, l’americano al servizio e lo svedese da fondo. Un essere creato in laboratorio, contro il quale c’era ben poco da fare. Una chiamata errata, per un dritto di Sinner che aveva mandato la palla a toccare parte della riga, ha fatto il resto. E il primo è andato: 3/6, decisivo un solo break ma per il serbo quasi il doppio dei punti realizzati.

Nel secondo però, dopo un break subito a zero nel primo gioco, Jannik Sinner ha avuto le sue occasioni: due volte sul servizio di Djokovic si è trovato 15-40 e poi 0-30, ma le energie non erano quelle dei giorni precedenti e anche la versione meno feroce del serbo è bastata per rintuzzare le velleità del numero uno d’Italia. 

COSA CAMBIA PER JANNIK IN VISTA DEL 2024

E adesso cosa cambia per Jannik, in vista della prossima stagione? I punti guadagnati nelle Finals hanno di fatto blindato il suo quarto posto nel ranking ATP e gli consentiranno di evitare lo scontro con i primi tre fino alle semifinali di qualsiasi torneo. E’ un vantaggio non da poco, che Sinner potrà sfruttare per cercare un ulteriore step. Il terzo posto di Medvedev, se si tiene conto dei punti che i due andranno a scartare in occasione dell’Open di Australia, non è molto distante e già a Melbourne Jannik potrebbe pensare al sorpasso.

Al di là dei riscontri statistici, però, quello che il campione altoatesino ha maturato grazie all’esperienza torinese e ai riscontri degli ultimi tornei stagionali con i successi nei 500 di Pechino e Vienna, è la consapevolezza di poter battere qualunque avversario. Che non è cosa di poco conto, perché aver battuto tutti i primi 15 del ranking (ultimo in ordine di tempo Rune), consentirà a Jannik di eliminare ogni tipo di sudditanza psicologica, che peraltro per il ragazzo della Val Pusteria è sempre stata un concetto abbastanza vago.

Ora la Davis, con Jannik che proverà a trascinare l’Italia verso un successo che manca da 47 anni. 

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