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Pd: servono voti non preferenze. Pompeo e la strategia d’attacco. “Azione” in controtendenza a Frosinone

Licandro Licantropo
L’incontro di ieri tra il presidente del consiglio Giorgia Meloni e Carlo Calenda ha provocato la rivolta di Forza Italia. La frase del leader di Azione “pensino a sostenere la Meloni invece di sabotarla” ha infuriato Berlusconi e Tajani.
Novembre 30, 2022
Antonio Pompeo

Questa volta per ottenere un buon risultato alle regionali il Pd avrà bisogno di voti più che di preferenze. Dopo la bruciante sconfitta alle politiche il partito si avvia all’ennesimo congresso, che però stavolta rimetterà in discussione molto, quasi tutto. Il monito di Massimo Cacciari vale soprattutto per il partito di Enrico Letta. Ha detto il filosofo: “Non c’è più nessuna struttura politica organizzata, nel senso che si intendeva una volta e nel senso proprio del termine. E cioè non c’è nessuna forza politica con un processo di selezione interno che abbia una sua logica e una sua forma. I partiti ormai sono gruppi di persone che hanno un solo obiettivo: sfangarsela alle elezioni prossime venture. Stanno diventando comitati elettorali e questo vale per tutti”.

IL PD IN CIOCIARIA

Antonio Pompeo sta aspettando l’ufficializzazione della candidatura alla segreteria nazionale del sindaco di Firenze Dario Nardella. Da quel momento in poi proverà a prendersi il partito in Ciociaria: sia nella corsa alle regionali che al congresso si affiderà agli amministratori locali e probabilmente cercherà di andare anche oltre i confini dei Democrat. Dovrà accettare l’idea di una resa dei conti durissima alle comunali di Ferentino, ma appare pronto a farlo. In particolare alle regionali cercherà di far capire al partito che lui può mobilitare voti e non preferenze. La differenza sta nel fatto che le seconde vengono attribuite ai singoli candidati in lista ma non costituiscono un valore aggiunto. Alle regionali però le preferenze contano e hanno fatto la fortuna politica di Francesco De Angelis, capace di trasferirle nel 2018 a Mauro Buschini e a Sara Battisti. Adesso la situazione è molto cambiata: De Angelis sta sostenendo la Battisti e Buschini (malgrado le smentite dovute) è in fase di riflessione profonda sull’opportunità o meno di candidarsi ancora alla Regione Lazio. Potrebbe essere tenuto in considerazione per altri ruoli, più amministrativi e gestionali che politici. Pensare Democratico di Francesco De Angelis in ogni caso vuole capire su quanti voti (e preferenze) può ancora davvero contare. Le regionali saranno la prova del nove. La maggioranza degli amministratori Dem sta con De Angelis, ma bisognerà vedere le percentuali e poi confrontarle con quelle del 2018. Nel sud della provincia l’azione del sindaco di Cassino Enzo Salera sta creando non pochi problemi a Pensare Democratico. Occorre una prova di forza. Da decenni Francesco De Angelis è il leader indiscusso in Ciociaria del maggior partito della sinistra. Pur avendo cambiato punti di riferimento a livello nazionale: da Massimo D’Alema a Ignazio Marino, da Matteo Orfini a Nicola Zingaretti. Stavolta con chi si schiererà al congresso? Con Stefano Bonaccini? Oppure aspetterà una eventuale discesa in campo di Andrea Orlando? La candidatura alla presidenza della Regione Lazio ha scompaginato non poco i piani: l’uscita di scena senza “squilli” di Nicola Zingaretti è arrivata dopo che le ipotesi Enrico Gasbarra e Daniele Leodori, per motivi diversi, erano state accantonate. Alessio D’Amato non è mai stato un leader al quale De Angelis si è sentito vicino. Fatto sta che in provincia di Frosinone la partita appare apertissima, sia per le regionali che per i posizionamenti in vista delle primarie nazionali.

LO STRANO CASO DI AZIONE

L’incontro di ieri tra il presidente del consiglio (e leader di Fratelli d’Italia) Giorgia Meloni e Carlo Calenda (Azione) ha provocato la rivolta di Forza Italia, che evidentemente teme che l’ex ministro dello sviluppo economico voglia “sostituire” il partito di Berlusconi in sede di maggioranza parlamentare. Calenda ci ha messo del suo, dando a Forza Italia delle lezioni di come si sta in coalizione: “Pensino a sostenere la Meloni invece di sabotarla”. Silvio Berlusconi e Antonio Tajani sono andati su tutte le furie. Ma Calenda ha lanciato soprattutto un messaggio politico: Azione e Italia Viva sono pronti a discutere la “manovra” nel merito e poi a regolarsi di conseguenza nel voto alla Camera e al Senato. E’ un segnale di dialogo con il centrodestra. In provincia di Frosinone invece il Terzo Polo continua a stare su una posizione monotematica, di schieramento dalla stessa parte del Pd. A prescindere. Questo quadro si sta delineando perfino in vista delle provinciali (dove votano gli amministratori). Eppure al Comune di Frosinone (il capoluogo) Azione al ballottaggio ha fatto un accordo con il centrodestra e nella giunta di Riccardo Mastrangeli c’è Alessandra Sardellitti. Perché da queste parti il segretario di Azione Antonello Antonellis dà per scontata l’ipotesi di andare sempre a comunque a ricasco del Pd? Carlo Calenda dice (ma soprattutto fa) cose molto diverse. Una volta che saranno terminate le regionali, cioè a febbraio, comincerà la campagna elettorale per le comunali. Si vota, ad esempio, a Ferentino e ad Anagni. Due Comuni nei quali le alleanze al momento appaiono una variabile. Avremo tempo e modo di riparlarne.

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