La vittoria del primo mille è rinviata. Per la seconda volta in carriera Jannik Sinner è caduto sulla linea del traguardo nel torneo della Florida.
Nel 2021 fu il polacco Hurkacz a negargli la gioia più grande, stavolta è stato il russo Medvedev, che nei sei confronti diretti ha sempre battuto il nostro numero uno.
L’esito negativo dell’ultimo atto non cancella certo una trasferta americana trionfale, con la semifinale di Indian Wells e la finale di Miami che hanno proiettato Sinner al quarto posto della Race e al nono del ranking ATP.
C’è poi quella semifinale incredibile contro Alcaraz, in quel momento numero uno del mondo: una partita epica, che ha tenuto inchiodati ai teleschermi tantissimi italiani. Caffè doppio, divano e a quel paese il sonno. Dall’una alle quattro del mattino tutti con Jannik, a sospingerlo verso l’impresa impossibile, a soffrire per quel primo set gettato via per colpa di un malaugurato smash e ad esultare per l’esaltante rimonta.
POCHE ENERGIE PER JANNIK NELLA FINALE
In finale contro un Medvedev che era stato meno brillante di lui, Sinner sperava di infrangere il tabù. Le precedenti cinque sconfitte non bastavano a tacitare le sue velleità, anzi sembravano la molla giusta per proiettarlo oltre l’ostacolo.
L’orario quantomeno singolare della finale (le 13 di Miami), col campo che somigliava ad un forno, ha però giocato un brutto scherzo al principino della Dolomiti, che è parso sin dalle prime battute in debito d’ossigeno. Nonostante il break operato al quinto gioco, che lo ha proiettato 3/2 e servizio, Jannik non ha mai dato la sensazione di trovarsi a proprio agio e al cambio di campo dopo il settimo game ha chiamato fisioterapista e medico per assumere dei sali che lo aiutassero a superare le difficoltà del momento.
Il gioco di Medvedev naturalmente non ha favorito il recupero: lunghi palleggi, ritmo non costante e una prima incisiva, sia pure compensata da qualche doppio fallo di troppo.
Sul 5 pari abbiamo tutti sperato che il set potesse concludersi al tiebreak, ma Daniil l’implacabile ha punito un Sinner incapace di trovare dalle gambe la necessaria propulsione. Colpendo la palla senza la spinta degli arti inferiori, Jannik si è consegnato al rivale russo.
Poca storia nel secondo set, sebbene in un sussulto di orgoglio il nostro abbia saputo operare al terzo gioco il controbreak della speranza.
I tre servizi ceduti di fila, tra fine primo e inizio secondo set, hanno di fatto deciso il match, consegnato agli archivi con un 7/5 6/3 comunque dignitoso.
All’atto della premiazione, Medvedev ha detto che Sinner giocherà e vincerà tante altre finali: un’incoronazione ulteriore, a chiusura di una trasferta americana da dieci e lode. Ora si torna sulla terra. La stagione del rosso può valere a Jannik la scalata di altre posizioni ATP, perché i punti da difendere non sono moltissimi, a differenza delle fondate ambizioni. Prima tappa Montecarlo, ancora un mille, l’ultimo vinto da un italiano, grazie all’impresa di Fognini nel 2019.
IL BILANCIO DEGLI ALTRI ITALIANI
Se Sinner può legittimamente sorridere e guardare al futuro con grandi speranze, gli altri big del nostro movimento hanno quesiti spinosi cui dare in fretta risposte.
Matteo Berrettini, che in carriera ha fatto finale a Wimbledon, semi agli Australian Open e all’Open Usa e quarti al Roland Garros, sembra ancora un po’ distante dal suo livello abituale. Si sa, peraltro, che quando le cose non vanno bene anche la buona sorte si gira dall’altra parte, come è accaduto al romano nel match di Miami contro McDonald.
Ora dal mattone tritato “the hammer” cerca confortanti progressi, che possano essere l’ideale preludio alla stagione sull’erba, per lui la più importante.
Deluso e non poco anche Musetti, che aveva l’opportunità di conquistare punti “gratis”, dovendone difendere ben pochi, e l’ha gettata al vento con due eliminazioni precoci, figlie di prestazioni insufficienti. Per lui è già l’ora della verità, perché il rosso è casa sua e non può continuare a buscarle da tennisti meno quotati. Ha fatto invece piuttosto bene Sonego, che ha riscattato a Miami un opaco Indian Wells, battendo tra gli altri anche Tiafoe, che sul veloce è indiscutibilmente un big.
Tra le donne, note dolenti per Paolini, Bronzetti e Cocciaretto, senza infamia e senza lode la trasferta di Camila Giorgi, promossa invece a pieni voti Martina Trevisan, che si è presa i quarti di finale e il nuovo best ranking, numero 20.
Ora su terra attendiamo anche la nouvelle vague, leggi Zeppieri, Passaro, Nardi, Arnaldi, Cobolli, Bellucci e Maestrelli: l’obiettivo per loro è qualificarsi e fare esperienza nel circuito maggiore, dopo alti e bassi nei Challenger.