Il pallino politico è nelle mani di Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza relativa, che ha blindato Mastrangeli. La linea di FdI, declinata dal coordinatore regionale Paolo Trancassini, è quella di un partito di governo ad ogni livello. E Trancassini ha già detto che “colpi di testa” vanno evitati. Vale a dire no a mozioni di sfiducia o a dimissioni di massa. Ma è anche vero che il gruppo di Fratelli d’Italia ha presentato una sorta di programma di fine consiliatura che gli è stato sostanzialmente “stracciato” in faccia da Riccardo Mastrangeli. Per questo Trancassini, unitamente al leader provinciale Massimo Ruspandini, è in una fase di riflessione. Serena, profonda e attenta. E di confronto con il referente cittadino Fabio Tagliaferri. Frosinone è un Comune capoluogo e come tale pesa negli equilibri regionali della coalizione di centrodestra. Sull’altro piatto della bilancia però c’è molto altro. Per esempio il fatto che le proposte di Fratelli d’Italia, anche sul Brt, non sono state minimamente prese in considerazione.
Fra l’altro sul tavolo c’è, tra le tante, una situazione di assoluta anomalia all’interno della coalizione che appoggia Mastrangeli. Riguarda la situazione della Lista Ottaviani e della Lega. La civica dell’ex sindaco è rappresentata ora da appena 2 consiglieri: Cinzia Fabrizi (eletta in Forza Italia) e Giampiero Fabrizi, ripescato come primo dei non eletti. Era partita con 5 esponenti. Giovambattista Martino e Teresa Petricca sono andati via da tempo e ora fanno parte del gruppo Futura. Christian Alviani ha aderito a Forza Italia. Massimiliano Tagliaferri, presidente dell’aula, ha preso le distanze qualche giorno fa. Nei mesi scorsi l’assessore Valentina Sementilli è stata rimossa dal suo incarico dal sindaco Mastrangeli su espressa indicazione di Ottaviani. In definitiva, la civica ha 2 assessori in giunta (Angelo Retrosi, Mario Grieco), con 2 consiglieri. Fratelli d’Italia, che di consiglieri ne ha 5, conta lo stesso numero di assessori, vale a dire 2. La Lega era partita con 2 eletti, ma Giovanni Bortone da due anni è tra i “dissidenti”. Il Carroccio, con un solo esponente, mantiene un assessorato, quello di Rossella Testa. Da tredici mesi Adriano Piacentini è un tecnico di fiducia del sindaco e non ha un sostegno in consiglio comunale. La conclusione, politica, è che Riccardo Mastrangeli ha un solo asse: con Nicola Ottaviani e Adriano Piacentini. Un asse privo di “numeri” in aula e con le percentuali del Carroccio (partito del quale il deputato Nicola Ottaviani è segretario provinciale) ampiamente sotto la doppia cifra. Una sola considerazione: se nella situazione della Lista Ottaviani e della Lega si fosse trovato Fratelli d’Italia, il rimpasto di giunta sarebbe avvenuto alla velocità della luce. Con un ridimensionamento del partito di Giorgia Meloni. Niente di nuovo sotto al sole. Riccardo Mastrangeli è il sindaco, ma Nicola Ottaviani continua a dettare la linea. Con il centrodestra che ha perso 9 consiglieri di maggioranza e adesso il presidente dell’aula Massimiliano Tagliaferri, dopo aver lasciato la Lista Ottaviani, riflette sul da farsi. Come Fratelli d’Italia, che ha 5 consiglieri.
LA SOLUZIONE POSSIBILE
Davanti a questa situazione Fratelli d’Italia potrebbe chiedere a Mastrangeli un patto di fine consiliatura serio e autorevole. Ma stavolta con garanzie serie e blindate. Con uno scenario possibile: l’attribuzione del terzo assessorato al partito di Giorgia Meloni. In virtù dei 5 consiglieri. D’altronde se la Lista Ottaviani mantiene 2 caselle con 2 esponenti, oltre alla logica politica… ci sono i numeri. Poi c’è il tema del recupero di Forza Italia, importante sul piano della coalizione. Gli spazi nell’esecutivo? Basterebbe chiedere un passo indietro a chi non ha più gruppi di riferimento. La strada è stretta, ma non ci sono alternative per provare a portare a termine la consiliatura.
LE VARIABILI
Riccardo Mastrangeli non si dimetterà da sindaco. Continua a ribadire che se altri vogliono mandarlo a casa, allora devono assumersene la responsabilità. Insomma, l’intenzione (come sempre) è giocare di rimessa. Ma ci sono alcune variabili da considerare, in previsione soprattutto delle elezioni del 2027. Il vicesindaco Antonio Scaccia, per esempio. Ha votato sì al Brt perché l’assessore di riferimento è lui. Ma in aula la Lista per Frosinone ha dato sostanzialmente l’ultimatum al Sindaco: ripristinare la maggioranza di centrodestra e rompere il patto di ferro con la Lista Marzi. Nel frattempo Antonio Scaccia continua a ritenere le primarie indispensabili. E vuole giocarsi le proprie carte. Sul piano personale ha un ottimo rapporto con Angelo Pizzutelli, ex capogruppo del Pd. Francesco De Angelis, presidente regionale dei Democrat, gli ha chiesto la disponibilità a candidarsi a sindaco. Il silenzio di Angelo Pizzutelli è stato assordante. Significa due cose. Intanto che accetterebbe una candidatura solo se fosse il Pd a ripristinare un quadro di alleanze solido: con il Psi e con le realtà civiche. In secondo luogo Pizzutelli potrebbe ragionare su un’altra opzione: candidarsi a sindaco alla guida di una coalizione trasversale, dal forte profilo civico. Secondo i ben informati starebbe lavorando a tale ipotesi. Con l’idea di coinvolgere Antonio Scaccia. Nel frattempo sotto il cielo della politica frusinate nulla di nuove: tante matricole (per la gita di Mastrangeli), molte meteore, qualche stella cadente. E fino ad ora nessun… astro in ascesa.