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La paralisi politica del Pd e il rifiuto della realtà della Lega

Licandro Licantropo
Nel centrosinistra le primarie nel Lazio non si faranno. Non c’erano dubbi, ma Alessio D’Amato lo ha certificato. Dicendo che lui si sente il candidato dell’intero centrosinistra, non soltanto del Pd.
Novembre 27, 2022
Alessio D'Amato

Luigi Germani è stato sempre considerato un sindaco vicino al Pd, Luca Di Stefano fino a meno di due anni fa era uno degli esponenti sui quali puntava la Lega in questa provincia. Ma la direzione del Partito Democratico ieri sera ha assunto il solito atteggiamento pilatesco, guardandosi bene dal prendere una decisione che sia una e lasciando libertà di scelta ai propri amministratori. In un documento è stato scritto di far riferimento a quanto deciso nella precedente riunione, ma alla fine cambia poco. Francesco De Angelis, Sara Battisti, Luca Fantini e quasi tutta l’area di Pensare Democratico ha fatto sapere che si orienterà su Luca Di Stefano. Mentre Antonio Pompeo, Enzo Salera e Domenico Alfieri sono già schierati con Luigi Germani. Curioso che in tanti abbiano voluto evidenziare che non va bene stare dalla stessa parte di Fratelli d’Italia. Sì, curioso perché per settimane era stata proprio la corrente di Pensare Democratico a lavorare per una soluzione “istituzionale” che coinvolgessi anche il partito di Giorgia Meloni. Sul nome del sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco. Ma evidentemente le alleanze vengono valutate secondo chi le raggiunge. Il dato politico è un altro: la crisi del Pd dopo la batosta delle politiche si sta diffondendo ovunque e in Ciociaria, venuto meno il punto di riferimento rappresentato da Nicola Zingaretti, ognuno si sente legittimato a fare come vuole. Vale per De Angelis, per Pompeo, per Battisti, per Buschini, per Fantini, per i sindaci, per tutti.
Si continuano a caricare le elezioni per la presidenza della Provincia di un peso politico che obiettivamente non hanno. Sia per il sistema elettorale, sia per le competenze dell’ente, sia per una trasversalità assai diffusa e bipartisan. Concorreranno in tre: Luigi Germani (Arce), Riccardo Mastrangeli (Frosinone), Luca Di Stefano (Sora). A decretare vincitori e vinti saranno i loro colleghi sindaci e consiglieri comunali. Il 18 dicembre sapremo quali sono state le strategie giuste e quali quelle sbagliate. Se poi c’è chi vorrà calare il risultato sugli assetti dei Comuni, si accomodi e se ne assuma la responsabilità.

REGIONALI E SONDAGGI

Nel centrosinistra le primarie nel Lazio non si faranno. Non c’erano dubbi, ma Alessio D’Amato lo ha certificato. Dicendo che lui si sente il candidato dell’intero centrosinistra, non soltanto del Pd. Aggiungendo che non ha intenzione di cercare il confronto con Giuseppe Conte, ma che se i Cinque Stelle vorranno continuare un’esperienza di governo portata avanti insieme, lui ne sarà lieto. E’ un no ai pentastellati. Nel centrodestra continua a slittare la scelta del candidato alla presidenza. In questo modo restano “appesi” tutti i nomi: Francesco Rocca, Chiara Colosimo, Fabio Rampelli, Nicola Procaccini. Tutti di Fratelli d’Italia, come di Fratelli d’Italia è Paolo Trancassini, deputato e leader nel Lazio del partito di Giorgia Meloni. In politica non si deve mai dare nulla per scontato: il centrodestra è maggioritario, Fratelli d’Italia è ben oltre il 30% nella regione, ma le lezioni delle volte scorse sono lì a ricordare che poi alla fine il “ribaltone” avviene in un attimo. Dicevamo dei sondaggi, quanto mai indicativi. Secondo l’ultima rilevazione Ipsos di Nando Pagnoncelli, Fratelli d’Italia ha raggiunto il 31,4% nelle intenzioni di voto: +5,4% rispetto al 25 settembre. Al secondo posto un dato che dovrebbe spaventare non poco i dirigenti del Pd di qualunque livello: c’è il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte, con il 17,5% (+1,5%), che ha scavalcato ormai stabilmente proprio i Democrat, che scendono al 17,2% (-1,6%). Il Pd sembra non rendersi conto di essere ormai completamente paralizzato, come dimostra anche l’atteggiamento in Ciociaria. Si evita di prendere qualunque tipo di decisione per non scontentare i vari capicorrente. Ma sono gli elettori che stanno andando via con le dimensioni di un esodo.
La Lega è al 7,3% e continua a perdere terreno (-0,7%), mentre Forza Italia guadagna lo 0,7% e arriva al 6,8%. Appaiando il Terzo Polo di Azione e Italia Viva. Sono risultati che dovrebbero essere tenuti presenti non solo perché a febbraio si voterà in due regioni strategiche e politicamente molto “pesanti” come il Lazio e la Lombardia. Dovrebbero essere tenuti presenti perché in ogni tipo di coalizione, da sempre, a dettare la linea è il partito di maggioranza. Tra Fratelli d’Italia e la Lega c’è un abisso in termini di consenso reale e di intenzioni di voto. Stesso discorso tra FdI e Forza Italia. Questo significherà pure qualcosa oppure no? In Ciociaria per decenni Forza Italia ha guidato l’allora Popolo delle Libertà: eppure non aveva certo questi vantaggi su Alleanza Nazionale e Ccd-Udc. Anzi, An se la giocava dappertutto. In queste logoranti trattative sulle provinciali il dato politico emerso nel centrodestra è che la Lega si è rifiutata di prendere atto che il partito più forte della coalizione è Fratelli d’Italia. Mentre il Partito Democratico continua nelle sue infinite discussioni interne senza vedere, citiamo Bersani, la mucca che si è sistemata in corridoio. Si tratta indubbiamente di una mucca a… Cinque Stelle.

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