Se un giorno ci venisse chiesto di rappresentare bellezza e furia agonistica, tempesta e impeto di calcistica estrazione, orpello che si eleva a essenza, potremmo rispondere: “Il Frosinone di Grosso”.
C’è tutto in questa squadra guerriera, mai sazia. C’è la determinazione, c’è la consapevolezza, c’è la curiosità bambina.
Agli avversari, malcapitati per gergale definizione calcistica, ma in qualche misura fortunati perché compartecipi d’uno spettacolo straordinario, non resta che applaudire. Come oggi in Frosinone-Cittadella.
FROSINONE-CITTADELLA: LA FORZA TRAVOLGENTE DI UNA MACCHINA PERFETTA
Così è stato anche per il Cittadella, arrivato allo Stirpe accompagnato dalla fama di bestia nera. Una oggettiva lettura degli ultimi cinque precedenti, con quattro successi dei veneti, aveva generato l’epiteto, ma quanti conoscono il Frosinone sapevano che stavolta non c’era bestia nera, incantesimo o alchimia che potesse placare la voglia giallazzurra. Non è matta come quella di un già maturo Tognazzi, né strana come quella del Jean di Ronald Neame, ma risorge dopo ogni azione, alimenta i sogni e le giocate visionarie: è la benzina della corsa giallazzurra.
Chissà se il Cittadella si è illuso, dopo i primi 20 minuti in cui il furore agonistico sembrava meno intenso e gli estri un po’ appannati. A sbloccare l’impasse ci ha pensato Moro, rapace sulla corta respinta di Kastrati: palla in rete, fine dell’illusione granata. E via a uno show fatto di fraseggi veloci, di una danza armoniosa, di dribbling, geometrie e saggezza. Ne fa le spese Perticone, sanzionato col rosso per aver fermato la corsa di Moro oltrepassando il regolamento. Il primo tempo si chiude così, con un gol e un uomo di vantaggio, partita aperta per la matematica, già chiusa per la logica.
La ripresa è un tourbillon di azioni spettacolari, con i giallazzurri che sembrano sbucare da ogni dove: il Cittadella non può opporre argini alle serpentine di Caso, e dai suoi piedi veloci arriva l’assist per Roberto Insigne, l’implacabile. La conclusione non lascia scampo a Kastrati e il sesto successo di fila è in archivio, ma il Frosinone non è pago e lo spettacolo continua.
Grosso fa entrare Kone, Baez e Mulattieri, e da un cross dell’uruguaiano nasce la zuccata del 3-0, a firma del subentrato centravanti. Anche questa è una legge non scritta: nel Frosinone chi subentra fa bene, spesso benissimo.
Ci prova anche Bidaoui, ai suoi primi minuti giallazzurri, ma qualche gol è bene lasciarlo per le prossime sfide.
Il vantaggio sulla terza si dilata, ma in Ciociaria sono vietate le tabelle. Pensare gara per gara è il segreto di questa cavalcata trionfale, e allora nessuno pensi di spezzare la magia.
GIUSEPPE CASO, IL MIGLIORE IN CAMPO DEL MATCH
Ampiamente oltre la sufficienza tutti i canarini, in questo Frosinone-Cittadella che è valso la decima vittoria casalinga. La pagella più bella è però quella di Caso, sebbene il fantasista non sia entrato nel tabellino dei marcatori. Le sue giocate hanno fatto impazzire la retroguardia veneta e c’è da credere che stanotte sogneranno le sue serpentine, le sue azioni frenetiche, che sembrano quelle di un prestigiatore. Peccato che Kastrati con riflesso miracoloso gli abbia negato un gol meritatissimo. Restano l’assist per Insigne e i tanti numeri che hanno deliziato la platea dello Stirpe. Voto? 8.5, col beneplacito del maestro Fellini.