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Europa League: la Roma a Budapest sfida il Siviglia per la conquista del trofeo

Roberto Mercaldo
Invasione di tifosi giallorossi nella capitale ungherese per aiutare i ragazzi di Josè Mourinho
Maggio 31, 2023

Seconda finale europea consecutiva per la Roma. Il dato statistico è nulla, è una specie di puntino all’orizzonte, rispetto al contagioso entusiasmo del popolo giallorosso.
Per qualcuno la “magica” ha già vinto. Per qualche altro la parola vittoria deve essere evitata sull’altare della scaramanzia, e son bacchettate severe per chiunque non si assoggetti al rituale. Ogni tifoseria è così, unita dalla comune passione, segmentata nel modo d’interpretarla. Quel che rileva e non teme smentite è la tensione emotiva.

Tra i fortunati possessori del biglietto, che hanno portato sulle rive del Danubio il loro credo giallorosso, sovraesposto o sussurrato, ci sono padri di famiglia, studenti, imprenditori, casalinghe e donne in carriera. Per un giorno son tutti li, appianando divergenze politiche e gusti eterogenei, scordando la bolletta del gas, le mascherine, i cinghiali e i contorni sbiaditi della quotidianità.
Conta che giochi Dybala, una mezz’ora pare, stando ai bene informati.

Conta fermare quelli lì, che di finali di Europa League ne hanno già fatte sei. E le hanno vinte tutte. Tutte è davvero esagerato, nessuno lo ha spiegato al Siviglia? Prima o poi una la perderanno, ha sentenziato Totti, che non è solo un ex giocatore. Totti è la Roma. Totti è il capitano, è il simbolo, come il Colosseo, i sette colli, Fontana di Trevi.
E Mourinho? Cosa ci fa uno di Setubal in questo festival della romanità, nella chiassosa esposizione di una gloria guerriera che poi è bellezza e dalla bellezza trae coraggio e voglia? Mourinho è la sintesi dell’anima romana, perché è verace, furbo e un po’ autoreferenziale. Mourinho è la forza delle idee, il coraggio della rivoluzione, è quel prendersi in giro per paura di prendersi sul serio. Non ha fatto spettacolo, per quello c’è l’Opéra.

Ha gestito risorse che non sempre erano sufficienti, ha fatto catenaccio peggio di Helenio Herrera e Nereo Rocco in combinato disposto, perché a Leverkusen far qualcosa di diverso non era opportuno.
Ha beneficiato delle invenzioni del 21 in quel quarto spasmodico col Feyenoord: dal dramma al trionfo in due mosse, controllo e tiro. Sembra persino facile.
Mourinho ha miscelato il suo cocktail da barman consumato. Ha esaltato Matic, Abraham e i suoi estri intermittenti e persino l’esuberante generosità di Belotti. Ora ha di fronte Mendilibar nella mano che non si può perdere. E ci crede, che poi crederci conta sempre il giusto.

SIVIGLIA FORTE MA NON INSUPERABILE

Ad opporsi al sogno di gloria del popolo giallorosso sarà una squadra con tante qualità ma non pochi difetti.
Nella sua storia recente il Siviglia ha avuto rose decisamente superiori a quella di quest’anno. Con Sampaoli le carenze erano emerse in modo impietoso ed il Siviglia si era ritrovato dove non immaginava di poter precipitare. Silurato il tecnico argentino, la squadra ha fatto quadrato intorno a Mendilibar, l’antimago. Misurato e concreto, l’allenatore nato a Zaldibar, una cittadina che ha il nome di un torrone o tutt’al più di un cioccolatino, ha esposto il suo calcio che non è dolce, ma al contrario ha la spigolosità tipica di chi è consapevole dei propri limiti.

Il Siviglia attacca in prevalenza e gestisce, bene, il possesso palla, perché nella fase difensiva e di non possesso ha il suo tallone d’Achille, con centrali compassati e persino un po’ impacciati quando alle prese con dirimpettai dinamici e scattanti.
Lasciare sei o sette occasioni da rete alla Juve di Allegri non è un biglietto da visita che faccia tremare i polsi. La Roma può vincere, ma deve essere propositiva. Spingere sulle fasce con Spinazzola e Celik non sarà opzione, ma necessita. Per Mancini, Smalling e Ibanez superlavoro, perché le punte spagnole hanno velocità e qualità.

C’è un popolo che attende, una città che freme. Maxi schermo all’Olimpico, locali presi d’assalto per vederla insieme. Stasera non farà la stupida: promesso!

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