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Comunque vada sarà un disastro

Licandro Licantropo
Il risultato delle elezioni per la presidenza della Provincia di Frosinone lascerà sul campo più sconfitti che vincitori. Molti dei protagonisti poi ignorano l’appuntamento con le regionali, quando a votare saranno i cittadini e non gli amministratori.
Novembre 22, 2022
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Francesco De Angelis

In attesa di capire se e quando ci sarà un vertice (probabilmente regionale) del centrodestra e come il Pd riuscirà a sbrogliare l’intricata matassa correntizia, una cosa è già chiarissima. Il risultato delle elezioni per la presidenza della Provincia lascerà sul campo più sconfitti che vincitori. Inoltre la maggior parte dei protagonisti finge di ignorare completamente il successivo appuntamento: le regionali, quando a votare saranno i cittadini e non gli amministratori.

MASTRANGELI E SACCO

Il primo scenario da analizzare è relativo alla possibile candidatura del sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli, esponente della Lega. Se dovesse vincere, lo farebbe ad un prezzo altissimo: la spaccatura della coalizione ad ogni livello. Si è candidato, con il sostegno del coordinatore provinciale del Carroccio Nicola Ottaviani, limitandosi ad informare (dopo) gli alleati. Nessuna condivisione, nessun confronto (né preventivo né successivo). Determinando un precedente per nulla simpatico nel centrodestra. Si potrebbe aggiungere che il suo partito, la Lega, ha un terzo dei voti di Fratelli d’Italia. Resta a tutti gli effetti una fuga in avanti. Se invece Mastrangeli dovesse perdere, allora sarebbe impossibile prescindere dal fatto che è il sindaco di Frosinone, il capoluogo. Rischierebbe una delegittimazione molto forte, agli occhi degli alleati e degli avversari. Veramente si fa fatica a comprendere il motivo di tanta ostinazione. Giuseppe Sacco è un sindaco soprattutto civico: la sua candidatura condivisa metterebbe la coalizione al riparo da strumentalizzazioni e anche da rivendicazioni. Il problema è che la Lega non vuole neppure sedersi ad un tavolo. Dove si potrebbero verificare i presupposti, i diversi argomenti, gli equilibri, altre soluzioni.

Claudio Fazzone, senatore e segretario regionale di Forza Italia, non è certo uno di primo pelo. Se condivide l’impostazione del presidente provinciale di Fratelli d’Italia, l’onorevole Massimo Ruspandini, lo fa sulla base di un ragionamento politico. Fratelli d’Italia è il primo partito, il centrodestra dovrebbe ragionare e muoversi in una logica (preventiva) di coalizione, alla Provincia serve un cambio di rotta totale. Indicare alla presidenza il sindaco di un Comune più piccolo come Roccasecca trasmette in sé l’idea di allargare la platea dei potenziali sostenitori. Infine, in questo modo tutti i partiti potranno poi concentrarsi sulle regionali senza dover affrontare “guerre intestine”. Non che la candidatura del sindaco del capoluogo sia sbagliata in assoluto, ma le modalità con le quali è avvenuta l’hanno caratterizzata come una “forzatura” che gli alleati non possono accettare. C’è poco tempo per riflettere e per decidere. Può darsi che i leader regionali dei partiti riescano a riunirsi, ma in ogni caso i livelli provinciali andranno coinvolti. Servirebbero atti di responsabilità, che qualcuno però confonde con gesti di debolezza. Non è così.

IL PD ALLO SBANDO

Il problema del Partito Democratico, anche in provincia di Frosinone, è l’esasperata frammentazione. Non solo tra le correnti, ma soprattutto nelle correnti. Per anni Pensare Democratico ha rappresentato la stanza di compensazione di ogni tipo di problematica. Ma nell’area di Francesco De Angelis in questi mesi c’è stata una frattura sottovalutata negli effetti. Sara Battisti e Mauro Buschini sono su posizioni opposte e questo ha finito con il coinvolgere molti amministratori locali.

Si vedrà bene alle prossime regionali. De Angelis è ancora nelle condizioni di poter imporre il “ticket”, ma perché dovrebbe farlo dopo che in occasione delle candidature per le politiche è stato lasciato solo? Antonio Pompeo (Base Riformista) si sta muovendo per conto proprio in vista delle regionali, mentre il sindaco di Cassino Enzo Salera si è ormai ritagliato il ruolo di “battitore libero”. Alle regionali sarà una corrida senza regole in ogni singolo Comune, con il rischio di perdere di vista il risultato di squadra. Dopo il 18 dicembre però ci saranno soltanto poche settimane prima di presentare le candidature alle regionali. Se nel Lazio si voterà il 12 e 13 febbraio, allora subito dopo la Befana occorrerà presentare moduli e carte. Il Pd non ha il tempo per riflettere e per riorganizzarsi, sta affrontando ogni campagna elettorale come se fosse l’ultima. Perciò continua a perdere.

Nel Lazio c’è un rischio ulteriore: il sorpasso del Movimento Cinque Stelle. Adesso si vocifera di un possibile confronto tra Giuseppe Conte (capo dei pentastellati) e Francesco Boccia (fedelissimo di Letta e talebano dell’accordo con i Cinque Stelle). C’è un dettaglio però, non proprio insignificante: Conte non sa più in che lingua ripetere che nel Lazio il Movimento non farà accordi con questo Partito Democratico. Nel frattempo Alessio D’Amato è imbrigliato nella rete dei confronti bilaterali con le forze di sinistra. Nel centrodestra invece l’ipotesi Chiara Colosimo avanza: darebbe il senso di un ricambio generazione e anche “culturale”. Francesco Rocca e Fabio Rampelli restano naturalmente ancora in campo come soluzioni, ma Colosimo è il nome forte.

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