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Coalizione Germani: è già maggioranza in Consiglio Provinciale

Massimo Pizzuti
Intorno al sindaco civico di Arce nasce la “grosse-koalition” della provincia di Frosinone. La risposta dei partiti per un elezione di secondo livello (ma importantissima dal punto di vista politico) che avrebbe potuto alterare tutti gli equilibri in vista delle prossime regionali.
Novembre 25, 2022
Luigi Germani, sindaco di Arce e candidato alla presidenza della Provincia

L’atto con il quale viene ufficialmente lanciata la candidatura di Luigi Germani, sindaco di Arce, alla Presidenza della Provincia è stato redatto qualche ora fa e reca in calce la firma della metà del consiglio provinciale in carica. Con l’elezione di Germani a Palazzo Gramsci ci sarebbe già una maggioranza politica autosufficiente. 

Chi conosce bene i meandri di un’elezione complicata e tattica come quella del Presidente della Provincia sa bene quanto venga determinata dal lavoro dei “consiglieri”. Che rappresentano ognuno la “punta” dei rispettivi schieramenti: civici o politici.

E il fatto che il vice-presidente Alessandro Cardinali e poi Luigi Vacana, Daniele Maura, Riccardo Ambrosetti, Antonella Di Pucchio e Gaetano Ranaldi abbiano firmato il documento programmatico di presentazione della candidatura significa che oltre il 50% dei consensi degli amministratori della provincia potrebbero poi essere confermati dallo scrutinio del voto del 18 dicembre.

Il documento programmatico che lancia la candidatura di Luigi Germani

La corsa alla provincia, dopo le fibrillazioni dei giorni scorsi, assume ora i contorni definitivi. Sulla carta la candidatura del Sindaco di Arce è, al momento, la più forte e solida. Vanta il sostegno di Fratelli d’Italia e di gran parte di Forza Italia (a parte Adriano Piacentini) di almeno due terzi degli amministratori Pd (quelli in qualche modo riferibili a Pompeo, Alfieri e Salera), il gruppo di Luigi Vacana (vero specialista della competizione) e quello tutto civico ed estremamente “indipendente” riferibile a Alessandro Cardinali. 

Rimangono in campo le altre due proposte. Quella di Riccardo Mastrangeli che subito dopo la vittoria del capoluogo aveva tutte le condizioni per unire il centrodestra nella battaglia per Palazzo Jacobucci. Ma che si è ridimensionata per una serie di inconcepibili errori tattici: il video pre-elezioni per sostenere la Lega e l’abbraccio mortale anticipato con la componente di Pompeo alla ricerca di un accordo (poi evaporato) prima di chiudere con gli alleati di coalizione. E infine il voler andare avanti nonostante lo stop del tavolo di centrodestra determinatosi dopo la riunione romana di mercoledi. in ogni caso il sindaco di Frosinone ha aggregato un buon numero di amministratori e pare convinto ad andare avanti nonostante le fibrillazioni che la sua iniziativa finirà per provocare nelle amministrazioni, compresa quella del capoluogo, nelle quali la Lega governa con FdI e Forza Italia. Non sembra al momento risolto nemmeno il rebus Gianluca Quadrini. Il quale, fino a ieri, non faceva mistero di voler appoggiare la candidatura di Luca Di Stefano. Quest’ultimo ha riunito alcuni amministratori della Valle del Liri e della Valle di Comino ma al momento in cui non ha incassato il sostegno dell’intero Pd ha perso l’appoggio di Luigi Vacana passato nella “grosse koalition” che condivide il progetto civico costruito intorno a Luigi Germani.

Come Politica7 ha avuto modo di spiegare nei giorni scorsi, tratteggiando l’idea che alla fine si è concretizzata con la candidatura di Luigi Germani, nell’inedita coincidenza di una doppia elezione provinciali-regionali fissata in poco meno di due mesi, era molto difficile pensare ad una sfida classica centrodestra-centrosinistra che avrebbe finito per regalare, ad una parte delle due coalizioni (quella che, nel caso, avrebbe avuto la possibilità di esprimere il presidente) un vantaggio competitivo sull’altra che, pur nella stessa squadra, avrebbe avuto un ruolo, giocoforza, secondario. La partita si è giocata proprio su questo piano. Ognuno ha tentato di evitare che i propri competitors interni, vincendo la partita di Piazza Gramsci, avessero un vantaggio competitivo troppo importante nella madre di tutte le sfide: quella del 12 febbraio per l’elezione del Consiglio Regionale.

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