Bando alle ipocrisie, al politicamente corretto, alle frasi di circostanza. Non saranno certo i confronti pubblici tra i candidati a sindaco a determinare l’esito delle elezioni di Ceccano. E di nessun altro Comune. Certamente l’iniziativa di ieri, organizzata dal Comitato Centro Storico, va apprezzata e sottolineata. Perché è servita a rompere il ghiaccio e a trasmettere l’immagine che la corsa per la poltrona più ambita di Palazzo Antonelli sarà senza esclusione di colpi. Magari anche bassi. Che poi si sia parlato dei rapporti con Acea, di un’Area Vasta che non convince nessuno e di varie tematiche amministrative ci sta. Altrimenti, su cosa dibattere? Nessuno però poteva sbilanciarsi fino in fondo, oppure polemizzare salendo sulle barricate: con la prospettiva del turno di ballottaggio è prudente e saggio mantenersi più di qualche porta aperta.
Anche se, a prima vista, lo spessore dei protagonisti è parso molto al di sotto delle aspettative.
Infine, non nascondiamoci dietro un dito: le elezioni di Ceccano arrivano dopo un fatto traumatico per la città, vale a dire le dimissioni di massa, seguite alla bufera giudiziaria di un’inchiesta riguardante tangenti sugli appalti cittadini finanziati con i fondi europei del Pnrr. Vicenda per la quale il sindaco uscente Roberto Caligiore è agli arresti domiciliari da ottobre 2024.
I candidati a sindaco sono Ugo Di Pofi, Andrea Querqui, Fabio Giovannone, Manuela Maliziola e Luigi Mingarelli. Il confronto di ieri, in piazza, si è snodato secondo una scaletta pensata sul modello della “par condicio”: stesso tempo e domande identiche. Sarebbe da riflettere sul fatto che oggi la stragrande maggioranza della comunicazione avviene sui telefonini e che quindi magari un talk show in piazza ha pochi margini per… stupire sui contenuti programmatici e perfino sulle alleanze.
Però il punto non è questo. La partecipazione c’è stata, certo. Ma erano soprattutto addetti ai lavori, come è giusto che sia. Impegnati a fiutare l’aria, a capire se esistono margini per accordi trasversali al ballottaggio, per cercare di “pesare” gli avversari e i potenziali alleati.
Mai come quest’anno però a Ceccano sarà una campagna elettorale “porta a porta”, seppure con il modello 4.0. Nel senso che al primo turno conteranno tantissimo le liste, i candidati al consiglio comunale, i leader dei partiti e delle liste civiche. Sarà necessario provare a convincere i singoli cittadini, “bussando” più volte alla loro porta. Sarà una campagna elettorale “ventre a terra”. Inevitabili le gomitate per guadagnare quei metri necessari a raggiungere quello che per tutti è l’obiettivo principale: il ballottaggio. Con un occhio attento all’affluenza. E con la consapevolezza che al secondo turno difficilmente potranno esserci “apparentamenti” ufficiali. Sarà una “guerra di trincea”. Il voto di opinione al primo turno peserà… zero.
Andrea Querqui per molti (ma non per tutti) è il favorito, ma dovrà guidare una coalizione che sul piano del consenso negli ultimi anni non ha mai né vinto né convinto. Stride con l’immagine del rinnovamento il timone del partito guida nelle mani di Giulio Conti. E potrebbe avere i suoi effetti sulla tenuta del gruppo il ridimensionamento di Emanuela Piroli. Mentre qualche giovane torna ad affacciarsi nella coalizione con Progresso Fabraterno.
Ugo Di Pofi farà la sua campagna elettorale, da imprenditore prestato alla politica. È chiaro che i partiti e le liste del centrodestra lo supporteranno con orgoglio e convinzione. Per far capire che i modelli politici e amministrativi prescindono dagli uomini e dalle situazioni. Massimo Ruspandini, parlamentare e leader di Fratelli d’Italia, è uno che non si è mai tirato indietro. Quando il gioco si fa dura, lui che le regole le conosce non si nasconde, anzi…
Fabio Giovannone metterà sul tavolo le sue carte ma si sa che spesso portare qualche “campione” (di voti) a giocare in contesti diversi non da gli stessi risultati rispetto ad altre situazioni. Il giovane ex presidente del Consiglio di Caligiore, forte dei consigli di Giancarlo Savoni e di qualche “veterano” si sta assumendo tutto il rischio di negare al centrodestra una vittoria tutto sommato possibile.
In pista ci sono pure Manuela Maliziola e Luigi Mingarelli. Ma tutti sanno che i riflettori sono accesi soprattutto sul duello a distanza tra Ugo Di Pofi e Andrea Querqui. Però c’è un ulteriore elemento da considerare. A Ceccano, come in tutti gli altri Comuni della Ciociaria, ci sono altri fattori: il peso politico di alcune famiglie, inevitabile. Ma anche quello che potremmo definire il “fattore invidia”, sublimato nell’espressione nobile del “voto trasversale”. Vale a dire che in tanti sono più preoccupati di far perdere l’alleato piuttosto che l’avversario. Per dimostrare che i candidati a sindaco e al consiglio comunale potevano essere altri. Tra due settimane si presenteranno le liste. Da quel momento trenta giorni di una campagna elettorale che sarà tutta da decifrare. Il cui esito, ad oggi, non è affatto scontato.