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Allarme carceri: 77 suicidi da inizio anno, mai così tanti. Sei i decessi nel Lazio

Cesidio Vano
A Cassino, Velletri e Latina sovraffollamento al 194%.
Novembre 11, 2022

Un altro triste record per le carceri italiane: da inizio anno si sono registrati 77 suicidi. Per trovare qualcosa di simile bisogna tornare al 2009 quando i morti furono 72. Le statistiche raccontano anche un’altra amara verità: ogni due detenuti deceduti dietro le sbarre, uno è morto per suicidio (51%), a suo modo un altro record su scala di 100 anni. Nel Lazio, da inizio anno sono stati 6 i suicidi registrati nelle carceri della regione. Molto più numerosi i tentativi fortunatamente sventati.

Le condizioni di reclusione incidono sicuramente sullo stato psicologico dei detenuti. Solo lo scorso settembre, per quanto riguarda la nostra regione, è stata denunciata l’inadeguatezza delle carceri di Cassino, Velletri e Latina: “In cui – ha detto la senatrice Marinella Pacifico – addirittura il tasso di affollamento è del 194,5%! Gli istituti sono fatiscenti, con poco personale, nessun servizio per il recupero dei detenuti, assistenza sanitaria carente e disagi fisici e psicologici che non sono tenuti in nessuna considerazione”.

A sollevare il velo su questa realtà è stato il portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà e Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasìa, dopo aver appreso la notizia di un ultimo suicidio, in carcere a Torino, di un detenuto italiano di 56 anni.

La Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, raggruppa 72 Garanti, di cui 16 di regioni e province autonome, sei di province e aree metropolitane e 50 di comuni che hanno istituito garanti delle persone private della libertà ovvero ne hanno formalmente affidato le funzioni ad altri organi di garanzia a competenza multipla.

“Salvo poche, ammirevoli, esperienze di sostegno e accompagnamento al reinserimento sociale – ha detto Anastasìa -, la grande maggioranza dei detenuti e delle detenute vive la carcerazione come un periodo più o meno lungo di abbandono e di disperazione. Paradossalmente, l’emergenza pandemica dava più stimoli a sopravvivere, facendo sentire i detenuti, seppure chiusi in carcere, parte della società esterna, anch’essa alle prese con la prevenzione e la cura del virus. Ma oggi il carcere è tornato a essere un luogo di isolamento e di disperazione, e il numero di suicidi ne è una drammatica testimonianza. Se non vogliamo rassegnarci a questa tragedia o scaricarne la responsabilità sugli operatori penitenziari e sanitari in trincea – conclude Anastasìa -, bisogna ridurre il carcere a extrema ratio e aprirlo alle attività e al mondo esterno, per restituire ai detenuti la speranza in un futuro degno di essere vissuto”.

Il Consiglio regionale del Lazio ha recentemente ampliato le competenze del Garante dei detenuti attribuendogli formalmente la competenza anche su tutte le persone ristrette o interdette ospiti delle Rems, delle comunità e delle Rsa, e riconoscendogli incisivi poteri di accesso alle strutture e agli atti dell’amministrazione regionale, degli enti e delle aziende controllate, dando così attuazione – prima Regione in Italia – proprio alle linee guida sugli organi di garanzia approvate dalla Conferenza dei Presidenti delle assemblee legislative regionali nel 2019. 

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