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Alatri – Sepolture, la nota del consigliere delegato Sandro Vinci

Redazione
Giugno 4, 2025

“Con rammarico, ma anche con la necessaria chiarezza istituzionale, mi trovo costretto a intervenire pubblicamente per rispondere al comunicato del consigliere Fabio Di Fabio, recentemente diffuso sui social, nel quale si esprime una dura e – mi sia consentito – infondata critica verso un provvedimento assunto dalla struttura tecnica comunale in merito alla gestione delle sepolture in stato di abbandono presso il civico cimitero di Alatri.

A differenza dell’approccio confuso e strumentale adottato nel comunicato, mi preme anzitutto ristabilire la verità dei fatti.

La determinazione dirigenziale n. 699 del 18 marzo 2025 – tanto contestata – è figlia diretta di un procedimento avviato molti anni fa, nel corso delle precedenti amministrazioni e mai portato a compimento per motivi che forse sarebbe interessante chiarire, più che dimenticare.

Basterebbe ricordare che gli atti citati come “storici” – come l’ordinanza sindacale n. 23532 del 1998, le delibere giuntali n. 439/1999 e 299/2003 – furono approvati quando l’attuale consigliere Di Fabio rivestiva ruoli apicali all’interno della macchina amministrativa comunale, fino ad arrivare a quello di Vicesindaco.

In particolare:

–  con Deliberazione di Consiglio Comunale n. 74/1998 e deliberazione di G.C. n. 439/99 “… si procedeva all’acquisizione di n. 206 aree e loculi cimiteriali per l’intervento manutentivo da parte dei concessionari originari quali negli anni è venuto a mancare…”

–   con la delibera 299 del 2003 difatti si procedeva: “… con immediatezza all’acquisizione di n° 179 aree tombali e loculi il cui elenco verrà formalizzato con determinazione del Responsabile del Servizio … “

E’ il caso di evidenziare che dagli uffici preposti si riferisce, altresì, che fu proprio Fabio Di Fabio, nel 2021, a sollecitare questa stessa procedura che oggi, ribadiamo, critica aspramente.

Quei provvedimenti, oggi oggetto delle sue accuse, sono proprio il fondamento giuridico e amministrativo dell’azione attuale dell’Ente; con un atteggiamento che definire paradossale è poco, si contesta oggi ciò che si è promosso ieri. Ma non finisce qui.

La polemica si spinge a mettere in dubbio la legittimità del provvedimento, sostenendo che non si possa parlare di “decadenza” per le concessioni perpetue. È vero che la questione è complessa e ha sfumature giuridiche non univoche, ma è altrettanto vero che la giurisprudenza amministrativa e la normativa vigente (Regolamento Comunale, DPR 285/90) prevedono esplicitamente che la decadenza possa essere pronunciata per incuria, abbandono o mancanza di manutenzione, anche in presenza di concessioni perpetue.

Difatti come come rilevato dalla giurisprudenza: TAR Piemonte, 3 aprile 1987 n. 130: “Per la sussistenza dello stato di abbandono di un’area cimiteriale ai fini dell’adozione del provvedimento di decadenza della relativa concessione, debbono ricorrere precisi requisiti temporali ed oggettivi, nel senso che deve potersi dimostrare che da lungo tempo il titolare o chi per lui non si è recato in loco, ed oggettivi nel senso che l’area stessa deve risultare impraticabile e/o, comunque, il manufatto sulla stessa insistente gravemente deteriorato in seguito al lungo stato di abbandono…”.

Proprio in applicazione di tali previsioni, il Comune ha seguito una procedura pluriennale, fondata su atti formali, affissioni pubbliche, inviti ai possibili eredi e verifiche anagrafiche. Non si tratta quindi – come insinua Di Fabio – di “fare cassa”, bensì di ristabilire decoro, ordine e giustizia all’interno di uno spazio sacro e pubblico.

È offensivo e scorretto insinuare che l’Amministrazione agisca per meri scopi economici; il recupero delle tombe abbandonate non nasce da una visione contabile, ma da una precisa responsabilità pubblica, che include anche la tutela dell’ambiente urbano e la corretta gestione degli spazi cimiteriali.

E veniamo ora all’aspetto “storico-culturale” delle lapidi: è proprio l’attuale procedura – come da determinazione – a prevedere la custodia e conservazione delle lapidi in appositi spazi. Nessuno ha previsto né lo “smantellamento”, né la “cancellazione” della memoria storica. Anzi, siamo stati i primi a riconoscerne il valore con numerose opere.

Eppure, è singolare che questo improvviso attaccamento alla “memoria storica” emerga solo ora, a procedimento concluso, e non nei lunghi anni in cui nulla si è fatto, e tutto si è lasciato andare al degrado.

La verità – che dispiace constatare – è che quando si è incapaci di realizzare un nuovo cimitero, come accaduto proprio sotto il pluri-decennale mandato di Di Fabio, si finisce per contestare chi, oggi, cerca almeno di mettere ordine.

Dunque, più che accusare chi oggi opera con responsabilità, sarebbe auspicabile che l’opposizione ammettesse le proprie mancanze passate, prima di dare lezioni di diritto e di morale.

Invito infine il Consigliere Di Fabio a rivolgere le sue energie verso proposte concrete, anziché produrre comunicati che sembrano scritti più per confondere i cittadini che per tutelarli.

Come delegato ai servizi cimiteriali, continuerò a lavorare – con la piena collaborazione degli uffici tecnici e nel rispetto della legalità – per restituire dignità, ordine e rispetto a un luogo che è patrimonio della nostra comunità”. Così il consigliere delegato Sandro Vinci.

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