Al Foro Italico si è conclusa già ai sedicesimi l’avventura dei finalisti del torneo monegasco. Tanto il vincitore Rublev che lo sconfitto Aliassime sono stati infatti estromessi oggi, rispettivamente da Alexander Muller, francese che veleggiava prima del torneo romano oltre la centesima posizione del ranking Atp, e dal “piccolo diavolo”, Alex De Minaur.
E’ la riprova che gli impegni ravvicinati nei mille difficilmente consentono ai tennisti di essere protagonisti fino in fondo in tutte le rassegne. Certamente stupisce l’eliminazione di Rublev, per il quale l’ostacolo Muller si presentava decisamente poco rilevante, alla luce di un divario tecnico davvero molto consistente. Il moscovita è però incappato in una di quelle giornate in cui “si batte da solo”. Onore al merito del rosso d’Oltralpe, che ha fatto tutto quel che sa fare e non ha mai ceduto un centimetro in termini di concentrazione ed intensità, ma è evidente che un Rublev “normale” avrebbe comunque battuto il francesino di Poissy.
Diverso è il discorso per Aliassime che contro De Minaur si è poco opportunamente avventurato sui saliscendi del suo personalissimo Luna Park fatto di prodezze e di pause inopportune.
Subito in fuga nel primo set, il canadese si è fatto agguantare da De Minaur ma poi con un sussulto ha dominato il tiebreak. Un po’ come era avvenuto anche nella finale monegasca però, il Felix portacolori della foglia d’acero ha pian piano smarrito il piano partita, o meglio ha cominciato a fallire le esecuzioni, specie con il dritto. Perse le sicurezze, è incorso in doppi falli frequenti e ha affrettato le soluzioni, finendo per favorire un regolarista non privo di fantasia come l’australiano.
La mattinata romana ha fatto registrare due monologhi interessanti nel tennis rosa: Madison Keys ha travolto Sorana Cirstea, nel contesto di un match che pure si annunciava nel segno dell’equilibrio. Fuori programma a metà della seconda frazione, con gli ambientalisti di “Nuova Generazione” a invadere il campo e a spargere sul mattone tritato della vernice bianca.
E’ stato il solo momento in cui la Keys ha dovuto, suo malgrado, sospendere il suo show. Interessante in prospettiva la crescita della ventinovenne dell’Illinois, finalista agli Open Usa nel 2017 e in cerca dei passati splendori, in un promettente baluginare di estro e buona volontà.
Implacabile anche la cinese Zheng, giocatrice troppo spesso sottovalutata, a dispetto di un bagaglio tecnico di assoluta completezza. Lo ha toccato con mano Naomi Osaka, mai in grado di contrastare adeguatamente le iniziative della ventunenne di Shiyan.
Autorevole Tsitsipas contro Norrie e lodevole la prova di Stefano Napolitano, che si è battuto con grande coraggio contro il bombardiere cileno Jarry. Ha vinto lui, il lungo sudamericano che aveva già sconfitto Arnaldi, ma stavolta ha dovuto sudare non poco, visto che si è imposto 6/4 al terzo, in un match durato due ore e mezzo. Speravamo di far meglio, ma ci rifaremo al Roland Garros.