Se ce l’avessero detto, non lo avremmo creduto possibile: l’Italtennis, presente nelle semifinali in tutte e quattro le competizioni del Roland Garros, ha staccato oggi due visti per le finali.
I primi a compiere l’impresa dell’approdo all’ultimo atto della rassegna sono stati i doppisti Bolelli e Vavassori.
Dopo essersi sbarazzati di Ram e Salisbury nei quarti di finale, i nostri eroi in racchetta e pantaloncini hanno concesso il bis nella difficilissima semifinale contro Bopanna ed Ebden, altra coppia prestigiosissima del panorama mondiale.
Ci sono voluti tre set e c’è voluta una prestazione per lunghi tratti perfetta per avere la meglio sull’affiatato duo indio-australiano. Dopo una prima frazione vinta allo sprint (7/5), “Vava” e Bolelli hanno patito la reazione d’orgoglio degli avversari, che hanno trascinato il match al terzo set. Nella partita decisiva però i due italiani sono saliti in cattedra e hanno letteralmente nascosto la palla ai rivali: 6/2 per l’approdo trionfale in una finale in cui troveranno Pavic e Arevalo. La terza ciliegina può valere il trono di Parigi.
Chi davvero in finale non era attesa, nel contesto di un tabellone con Swiatek, Sabalenka, Rybakina, Gauff, Ostapenko, Jabeur, Vondrusova e altre protagoniste assolute del tennis in gonnella, era Jasmine Paolini, la nostra indiscussa numero uno, che mai aveva conosciuto nei major gloria più brillante di un quarto turno (agli Australian Open di questo gennaio).
Ebbene, la piccola toscana dal cuore grande non ha tentennato nemmeno dinanzi alla pressione di una possibile finale.

Dall’altra parte della rete l’acerba ma già portentosa siberiana Mirra Andreeva, repertorio completo, baldanza da adolescente, grinta da vendere e qualche abbassamento di tensione per evitare di essere già perfetta.
Lei ne giocherà di finali slam, e probabilmente ne vincerà più di una. A meno di 18 anni ha già l’autorità di una veterana. Stavolta però dall’altra parte della rete il grande cuore della piccola Paolini aveva già scritto il suo copione, un copione di gloria, di colpi al rimbalzo che sembravano sassi nello stagno fatato della vittoria. Non poteva perdere, Jasmine, e lo ha fatto capire dal primo gioco alla stordita e un po’ piccata rivale. Con un 6/3 6/1 che non lascia scia di rimpianto nel visino piangente di Mirra, Paolini ha chiuso i conti. Sfiderà Iga Swiatek, che a Parigi è così padrona da ricordare un certo Rafa, hidalgo di Spagna e imperatore di Francia per tre lustri.
Swiatek è così perfetta da essere noiosa, su quel mattone tritato che odora di Senna e di croquembouche. Jasmine Paolini porterà il suo sogno fino all’ultimo atto, vada come vada. Per battere la polacca serve un qualcosa di impossibile, ma per dirla con sir Arthur Conan Doyle, eliminato tutto ciò che è probabile, l’impossibile, per quanto improbabile, può essere la verità.