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Provincia, si guarda al possibile voto tra un anno. FdI prenota la guida dell’ente. Trenta posti a disposizione della politica locale

Marco Battistini
Giugno 8, 2023

Conto alla rovescia per la riforma delle Province. A Latina come d’altronde in tante altre realtà, si potrebbe tornare al voto diretto per la presidenza dell’ente già tra un anno. I cittadini potrebbero dunque scegliere a distanza di 15 anni dall’ultima volta, il nuovo presidente dell’ente territoriale.
Tutto lascia pensare che Fratelli d’Italia alla luce dei nuovi equilibri nazionali e locali rivendichi la guida dell’ente, mai ad appannaggio di un esponente della destra. Se si votasse fra un anno lo scenario potrebbe non essere troppo dissimile da quello attuale. Il partito di Calandrini punterà ad incassare il successo delle tornate regionali ed amministrative, lasciando le briciole agli alleati.

Per vincere al primo turno sarà sufficiente raggiungere il 40 per cento dei voti validi. Escluso il voto disgiunto, sarà possibile invece esprimere una doppia preferenze, purché di genere. Le province saranno suddivise in collegi plurinominali (a individuarli sarà il Governo), con assegnazione di un numero di seggi non inferiore a 3 e non superiore a 8. Seggi che saranno assegnati con il metodo d’Hondt: per accedere al riparto bisognerà però superare la soglia di sbarramento del 3 per cento. Alla coalizione che vince sarà attribuito il 60 per cento dei seggi disponibili. Il Consiglio provinciale sarà composto, oltre che dal presidente della provincia, da ventiquattro componenti, dal momento che l’hinterland di Latina una popolazione compresa fra 500.001 e 1.000.000 di abitanti. Nel caso pontino gli assessori potranno essere al massimo 6. 

CORSA PER L’APPROVAZIONE

Dall’entrata in vigore della legge, il Governo avrà dodici mesi di tempo per disegnare i nuovi collegi plurinominali in cui le circoscrizioni elettorali delle province saranno articolate. Tuttavia, si potrà andare al voto anche prima che l’esecutivo ottemperi a questo adempimento. Le norme transitorie prevedono che si vada al voto con la nuova disciplina elettorale nel primo turno utile dopo la scadenza dei consigli provinciali in carica alla data di entrata in vigore della nuova legge. E in assenza dei nuovi collegi, si prevede che la circoscrizione elettorale venga articolata in un unico collegio, corrispondente al territorio della provincia (o della città metropolitana).
La proposta di legge delega al Governo il riordino del sistema di funzionamento delle Province, della normativa in materia di indennità e l’attribuzione di eventuali nuove funzioni. In attesa di questi decreti legislativi e in prima applicazione, spetterà a un decreto del presidente del Consiglio l’individuazione delle risorse finanziarie, umane e strumentali da assegnare alle province.

Nel frattempo, però, un primo costo è stato definito dalla proposta e serve a coprire l’attuazione degli articoli che disciplinano le nuove tornate elettorali: 225 milioni di euro annui, a decorrere dal 2024. È prevista una delega al Governo per disegnare i collegi plurinominali, che garantiscano un’adeguata rappresentanza all’interno dei territori stessi, e un’ulteriore delega sulle funzioni e sul sistema di finanziamento.
Tramonta dunque l’idea iniziale di riportare le Province al voto di primo grado con listoni anziché con i collegi. Sarebbe dunque ripristinato il meccanismo dei collegi anche se plurinominali.

RIFORMA INEVITABILE

La strategia di riforma portata avanti dal Governo e dal Parlamento nel 2014-2015 era quella di un progressivo superamento delle Province che sarebbe dovuto arrivare a compimento con la riforma costituzionale. Quest’ultima è stata bocciata dal referendum costituzionale del 2016; conseguentemente a livello nazionale sono state approvate diverse norme riguardo le possibilità di assunzione, gli equilibri dei bilanci, le possibilità di investimento degli enti locali e delle Province. Di fronte a questo quadro istituzionale appare sempre più forte l’esigenza del riordino del sistema delle autonomie locali nel Lazio nella direzione della chiarezza delle deleghe e delle funzioni e della semplificazione amministrativa. Un’amministrazione vicina ai territori e alle esigenze di cittadini e imprese.

In sostanza la Provincia dovrebbe tornare ad ‘essere la ‘casa dei Comuni’. Come? sostenendo con forza la necessità di garantire un normale funzionamento degli organi, consolidandone le funzioni fondamentali, con l’obiettivo di giungere alla revisione del sistema elettorale, anche in ragione di un rinnovato ruolo strategico che le Province hanno nel rilancio del Paese. Non bisogna dimenticare che i fondi assegnati dal Pnrr agli enti locali, rendono evidente il ruolo di “cerniera istituzionale” delle Province nei confronti dei piccoli Comuni verso le Regioni e lo Stato, offrendo supporto e collaborazione attiva in quella logica di ‘casa dei Comuni’ più volte richiamata da Governo e Parlamento.

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