Al limite dell’inumano. Non vorremmo scomodare Nietzsche, ma il buon Fritz pur avendo giocato una buonissima gara è apparso “umano, troppo umano” al cospetto dell’alieno Alcaraz. Superuomo, alieno, robot, il sostantivo utile a rappresentarlo può scatenare la fantasia. Il monstrum dei nostri padri può forse mettere tutti d’accordo.
Questo “mostro” è un bel ragazzo di neanche 20 anni, che sta spostando i limiti fino a insinuare il sospetto che i limiti non ce l’abbia. Quel che ha fatto nell’ora e mezzo di gioco contro l’americano ha infatti rasentato la perfezione. Due palle break annullate con demi volée alla Roger, un ritmo spaventoso e una solidità da fondo che davvero non hanno eguali.
La sensazione è che contro questo Alcaraz anche Djokovic si troverebbe a mal partito, ma presto potremo averne la controprova. Intanto all’una italiana a sconfiggere questo atipico Golia ci proverà il principino delle Dolomiti, Jannik Sinner, anche lui in crescita vistosa, anche lui un predestinato. Sarebbe stato bello e forse anche giusto, specie alla luce delle prestazioni non eccelse di Daniil, il moscovita malinconico, vederli di fronte nell’ultimo atto.
Invece sarà ancora una semifinale, come già a Indian Wells. Allora Alcaraz vinse 7/6 6/3, ma fu costretto ad annullare un set ball nella prima partita. Parliamo di pochi giorni fa, non inganni il passato remoto. Riscontro recente e perciò attendibile, ma attendibili sono pure gli altri precedenti, che dicono 3/2 per lo spagnolo, ma che recano tre soli set a senso unico, tutti per Sinner.
Insomma, anche se Alcaraz pare la rappresentazione più credibile di quelli che i greci chiamavano semidei, l’altoatesino può far partita. E può persino vincere, novello Patroclo, sempreché che trovi il tallone di Achille-Carlos.
MEDVEDEV FA IL
MINIMO SINDACALE
Mentre i suoi più giovani rivali si daranno battaglia per conquistarsi l’ultimo palcoscenico, il mai troppo sorridente Daniil Medvedev, ex numero uno del mondo, incontrerà il connazionale Kachanov. Benché la recita contro Eubanks, gigante filiforme dal servizio robusto, non sia stata delle più applaudite, Daniil ha valicato l’ostacolo inatteso con grande autorità. Altrettanto ha fatto il gigante Kachanov, trovatosi di fronte a un Cerundolo che ha d’improvviso sentito sulle spalle il peso della gloria. Il derby moscovita non sarà scontato, ma Medvedev si lascia preferire per la maggiore completezza e per l’acquisita abitudine di giocare gare così importanti.
Le donne hanno già una finalista, e anch’essa è nata a Mosca, sebbene ora sia diventata kazaka.
Elena Rybakina ha scavalcato, con qualche affanno di troppo nel primo parziale, l’ostacolo Pegula, ed ora attende il nome dell’avversaria, che uscirà dal confronto tra Kvitova e Cirstea. La rumena ha superato Sabalenka, producendo la sorpresa più grande del torneo.
La ceca ha invece superato in tre set Alexandrova, che ha pagato a caro prezzo un solo passaggio a vuoto nella terza e decisiva partita. La sensazione è che la principessa diafana possa centrare il double americano, ma nel tennis femminile la cautela è una regola aurea.